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Qui di seguito trovate gli articoli che i nostri soci hanno pubblicato su diverse testate. Buona lettura.

MINDFULNESS PER GLI AUTISTICI AD ALTO FUNZIONAMENTO

Negli ultimi anni si sente parlare sempre più frequentemente di mindfulness, ma di che cosa si tratta?

(guarda il video su cos’è la Minfulness https://www.youtube.com/watch?v=o6u3kigq3ck&t=11s)
Essa riguarda la capacità di “porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, nel momento
presente e in modo non giudicante” (Kabat-Zinn, 1994). Si tratta cioè di affinare l’abilità di portare la
consapevolezza sul qui e ora, attraverso pratiche formali e informali, cercando di viverlo appieno senza
avere la testa impegnata a rimuginare sul passato o a preoccuparsi per il futuro. Ha a che fare inoltre con
l’abilità di disinnescare il pilota automatico, meccanismo che ci porta a reagire in maniera rapida e
distratta riproponendo schemi e abitudini che, seppure noti, non necessariamente contribuiscono al nostro
benessere ma anzi alimentano spesso circoli viziosi dai quali vorremmo uscire.
Un allenamento alla consapevolezza, se costante, può avere ricadute positive su molti aspetti, dalla
gestione dello stress alla regolazione emotiva, dalla resilienza alle relazioni interpersonali.

E’ stata fatta ricerca sugli effetti della meditazione di Mindfulness?

A oggi, la mole di ricerche sulla sua efficacia è cresciuta esponenzialmente: è stato dimostrato come la pratica modifichi le reti neurali, determinando un aumento dell’attività delle aree prefrontali, deputate a controllo e pianificazione, a discapito di quella dell’amigdala, coinvolta nelle reazioni emotive. I campi di applicazione in cui appare valida risultano i più
svariati. La pratica della meditazione di Mindfulness ha ricadute positive su diversi disturbi fisici come pressione alta, disturbi gastrointestinali, del sonno ecc, ma anche su difficoltà psicologiche come i disturbi alimentari e dissociativi per esempio. 
Le ricadute positive si sono evidenziate anche  nei disturbi dello spettro autistico.

Cosa contraddistingue il funzionamento di tipo autistico?

A contraddistinguere il funzionamento di tipo autistico sono la capacità di relazione e interazione sociale
deficitarie, nonché la presenza di interessi ripetitivi e stereotipati. Tali caratteristiche, a prescindere dal
grado di autonomia e di funzionamento, sono sempre presenti in maniera variabile. Nell’immaginario
comune, le persone con un disturbo dello spettro autistico sono “chiuse nel loro mondo”, rigide,
inavvicinabili e aggressive. In realtà si tratta di individui con un funzionamento diverso da quello della
maggior parte della popolazione, che implica modi di capire il mondo e di rapportarsi ad esso differenti e
richiede un constante sforzo di adattamento per aderire e regole e abitudini pensate da e per neurotipici.
Spesso, le persone autistiche, anche ad alto funzionamento o con sindrome di Asperger, mostrano difficoltà
a carico delle funzioni esecutive, della coerenza centrale (abilità di sintetizzare e integrare informazioni)
nella comprensione di metafore e modi di dire, nella teoria della mente (capacità di attribuire stati mentali,
intenzioni e punti di vista ai propri interlocutori), nella regolazione delle emozioni o nella gestione delle
relazioni interpersonali e peculiarità sensoriali (tipo ipersensibilità a determinati stimoli). Tali difficoltà
si scontrano con la spinta alla realizzazione personale e professionale e danno spesso origine a stati
ansiosi o disturbi depressivi, molto frequenti in questa fascia di popolazione.

In quale modo la Mindfulness può essere di aiuto agli autistici?

La mindfulness può essere una valida alleata per favorire:

  • l’autoregolazione emotiva,

  • diminuire i comportamenti stereotipati volti a scaricare l’emozione

  • migliorare l’attenzione e la concentrazione,

  • migliorare le interazioni sociali.

  • studi preliminari dimostrano come la sua applicazione in contesti di terapia
    individuale con adolescenti e adulti favorisca un maggiore controllo degli impulsi in situazioni
    emotivamente attivanti.

  • Per quanto riguarda i bambini, alcuni autori hanno evidenziato come percorsi di mindfulness di gruppo
    offrano l’opportunità di incrementare le abilità di regolazione emotiva e interazione sociale, specie se tale
    percorso viene svolto in parallelo da genitori/caregivers, che hanno così l’opportunità di scoprire nuovi
    modi per gestire emozioni derivanti, ad esempio, dall’emissione di comportamenti-problema da parte dei
    loro figli. Una migliore gestione dello stress derivato dalle sfide che crescere un bambino con autismo
    impone di affrontare da parte dei genitori e un incremento delle abilità di autoregolazione e relazionali da
    parte dei figli hanno ricadute benefiche reciproche sulla qualità di vita del nucleo familiare e, conseguentemente, sul suo adattamento.


    Nello specifico, la pratica dell mindfulness in bambini nello spettro autistico potrebbe intervenire su:

  • deficit di coerenza centrale, grazie all’allenamento a spostare l’attenzione da esperienze interne a esterne;

  • funzioni esecutive, lavorando su attenzione focalizzata e sostenuta e insegnando a non agire gli impulsi appena si presentano;

  • competenze sociali e comunicative, poiché l’attenzione al momento presente si coltiva anche nelle interazioni;

  • regolazione emotiva e strategie di coping, incrementando la consapevolezza rispetto al proprio mondo emotivo e ai suoi nessi con pensieri e comportamenti.

  • Un aumento delle competenze attentive, emotive e sociali in età evolutiva potrebbe prevenire l’insorgenza
    di ansia e disturbi dell’umore e offrire una migliore qualità della vita per individui e caregivers.

BIBLIOGRAFIA
• Dovunque tu vada, ci sei già. Jon Kabat-Zinn, Ed. Corbaccio (1994).
• Mindfulness e acceptance in psicoterapia. Bulli e Melli (a cura di), Ed. Eclipsi (2010).
• A mindfulness intervention for children with autism spectrum disorder. Hwong e Kearney, Ed.
Springer (2015).

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