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Fobia dei clown? Non c’è niente da ridere!

Il termine coulrofobia deriva dal greco e fa riferimento alla paura per coloro che camminano su trampoli, anche se oggi è utilizzata tipicamente per descrivere la paura dei pagliacci. Nonostante il pagliaccio sia un personaggio che dovrebbe risultare simpatico, soprattutto ai più piccoli, per taluni invece rappresenta un’entità indefinita e ambigua e, pertanto, in grado di creare turbamento.

Pensare che ci siano persone fobiche rispetto ai clown potrebbe far sorridere qualcuno, tuttavia questa fobia pare avere una certa diffusione tra la popolazione, soprattutto americana e canadese. La maggior parte dei casi registrati riguarda la popolazione in età evolutiva, anche se si registrano casi anche tra adolescenti e giovani adulti.

Del resto, il nostro immaginario letterario e cinematografico è ricco di pagliacci terrificanti e malvagi, che hanno occupato i nostri incubi e si sono nutriti delle nostre inquietudini. Ma da qui si potrebbe aprire una riflessione sull’arte e su come essa inneschi le nostre paure o, al contrario, su come invece le nostre paure siano ispirate dalla realtà e trovino nel racconto artistico una propria rappresentazione.

A tal proposito cito la storia di Jean-Gaspard Deburau (1796-1846), attore teatrale e mimo francese che impersonò Pierrot a partire dal 1826 al Théâtre des Funambules di Parigi. Nel 1836 Deburau uccise con il suo bastone da passeggio un ragazzo che lo aveva insultato per strada: nel processo venne dichiarato innocente, ma l’idea di omicidio iniziò a legarsi alla figura del clown.

Ancora più inquietante è la storia di John Wayne Gacy, pagliaccio intrattenitore in feste per bambini conosciuto come Pogo il clown, che tra il 1972 ed il 1978 uccise 33 ragazzi e fu condannato alla pena di morte.

Le persone che soffrono di coulrofobia fanno fatica a relazionarsi con i clown e talvolta anche soltanto a guardarli, avvertendo una sensazione di angoscia che può sfociare nel panico e che fa da innesco a comportamenti difensivi di fuga da una minaccia percepita. Solitamente tali comportamenti vengono vissuti con vergogna dalla persona, che teme che la sua paura possa venire ridicolizzata dagli altri.

In riferimento al perché la figura del clown sia vissuta in termini così negativi da alcuni soggetti, pare che la coulrofobia derivi dal fatto che non è possibile sapere esattamente cosa c’è sotto il trucco colorato, elemento quindi che produrrebbe incertezza e apprensione nei courlofobici.

Si è inoltre ipotizzato che alla base della fobia ci sia il fenomeno dell’uncanny valley (“valle perturbante”), ossia una condizione emotiva negativa che si presenta quando ci imbattiamo in un soggetto che è quasi, ma non del tutto, umano. Tale fenomeno, descritto inizialmente in riferimento ai robot con sembianze umane, pare essere applicabile anche alle bambole e, appunto, ai clown.

Inoltre, i pagliacci sono nascosti dietro maschere, trucco e costumi e hanno un sorriso perenne che nasconde un’emotività distorta (si può sorridere sempre, anche quando si commettono azioni negative?); di conseguenza, l’origine della fobia può essere trovata nel rifiuto di un personaggio che potrebbe nascondere le sue reali intenzioni.

La courlofobia, al pari delle altre fobie, può essere trattata al fine di ridurre o eliminare l’ansia che il soggetto prova ed impedire che i meccanismi difensivi di fuga vengano agiti. Prima di intervenire sarà necessaria una valutazione psicologica che tenga in conto la presenza di un eventuale trauma che ha interessato il soggetto. Sarà poi lo specialista a proporre il trattamento psicoterapeutico che ritiene più appropriato.

 

Dott. Stefano Lagona – Psicologo Psicoterapeuta