YOGA, MEDITAZIONE E BENESSERE PSICOFISICO

La parola yoga significa unione di corpo, mente e spirito. È una pratica e al tempo stesso una filosofia di vita antichissima e complessa, nata in Oriente. L’insieme degli esercizi e dei precetti dello yoga sono stati concepiti per essere un percorso graduale e quotidiano volto a raggiungere l’autoconsapevolezza o conoscenza di sé. L’obiettivo èquello di rafforzare e alimentare le connessioni tra mente e corpo, concepiti come un’unità integrata.

Attualmente, c’è un’ampia offerta di corsi di yoga, nella quale è difficile orientarsi. Le scuole e gli studi propongono lezioni di tipologie diverse, dai nomi esotici e impronunciabili. Come è avvenuto per la cucina fusion, anche lo yoga è penetrato nella cultura occidentale, modificandosi e adattandosi al “gusto” locale. Di conseguenza, si è allontanato dalla sua funzione originaria di pratica e teoria olistica. Dall’essere un esercizio di “igiene” mentale e corporea che indirizza quotidianamente l’individuo, spesso ha assunto la forma di un’attività ibrida tra la ginnastica, lo stretching, le tecniche di meditazione e di rilassamento. Sebbene così trasformato, lo yoga conserva elevate potenzialità di contribuire al benessere psicofisico; inoltre, una visione meno integralista permette di pensare allo yoga come un utile strumento, non come la soluzione a conclamati problemi psicologici o medici.

Lo yoga, così come si è sviluppato anticamente in oriente, investiva la globalità dell’individuo perché si basava sul presupposto che non esistesse una scissione tra mente e corpo, considerati come un tutt’uno. Invece, lo yoga praticato attualmente in occidente si propone di ricostituire le connessioni tra mente e corpo, culturalmente concepiti come due entità distinte, a tratti opposte o comunque poco collaborative. Infatti, è molto conosciuto e praticato lo hatha yoga, lo yoga del bilanciamento degli opposti; il principio su cui si basa è il rafforzamento della capacità di tollerare gli opposti per giungere a una loro integrazione.

Lo hatha yoga è composto da pratiche di respiro, da un insieme di posture e da tecniche di rilassamento, con un livello di difficoltà crescente, che permettono di sperimentare posizioni opposte e complementari (come apertura/chiusura, equilibrio/sbilanciamento, lavoro sul lato sinistro e destro del corpo, contrazione/rilassamento).

L’antico approccio psicosomatico dello yoga trova una conferma scientifica negli studi più recenti in ambito neurobiologico. Essi evidenziano che la risposta psicofisica dello stress è legata all’attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico, mentre quella di rilassamento è a carico del sistema parasimpatico. Questa parte del sistema nervoso è detta autonoma perché è responsabile di reazioni fisiologiche incontrollabili (come il battito del cuore, i movimenti della muscolatura del tratto gastrointestinale, la pressione sanguigna, la sudorazione …). C’è però un’unica variabile del sistema autonomo che è sotto il controllo dell’individuo: il respiro. Tra l’altro, tecniche psicoterapeutiche efficaci come la mindfulness e il neurofeedback si basano su questo stesso principio. Tornando all’hatha yoga, il suo obiettivo è di bilanciare il funzionamento dei due sistemi autonomi attraverso l’uso della respirazione e la fisiologia dei canali respiratori (narice destra, sinistra e canale centrale). Il presupposto è che a ogni stato emotivo sia associato un certo tipo di respiro e che il lavoro sul respiro possa aiutare a modificare o a gestire gli stati interiori. Secondo questi principi, esistono almeno tre modalità di respirazione: quella diaframmmatica, tipica del bambino piccolo, indice di quiete e rilassamento; quella toracica, che accompagna emozioni di una certa intensità; infine quella clavicolare, che caratterizza stati psichici estremi, come l’ansia.

Lo yoga sostiene che la capacità di padroneggiare il respiro, passando da una modalità all’altra, permetta di estendere l’energia vitale, detta prana; allo stesso scopo serve l’allenamento all’allungamento del respiro nelle sue quattro fasi (inspirazione, espirazione, ritenzione a polmoni pieni e vuoti).

I millenari precetti dello yoga trovano sostegno e applicazione in molteplici situazioni. Ad esempio, nell’osservazione che una buona ossigenazione permette di essere più presenti e attenti. Inoltre, esercizi simili a quelli yogici si ritrovano nelle tecniche di gestione dell’ansia e degli attacchi di panico che incentivano la trasformazione della respirazione alta “clavicolare”, in respirazione prima toracica, poi diaframmatica. Per di più, è noto che la respirazione diaframmatica genera un utile massaggio agli organi interni, agendo sul sistema enterico e aiutando a regolarizzare i ritmi fisiologici.

Oltre alle pratiche del respiro, anche gli asana (o posture) sono pensate e praticate per avere un effetto benefico su determinati sistemi del corpo (come la muscolatura, le articolazioni) e sugli organi interni. Inoltre, in un percorso di yoga, si sperimentano anche posizioni comode e stabili durante le quali si incentiva la propriocezione, sono proposte tecniche di visualizzazione e di meditazione. Tutto ciò favorisce la capacità di calarsi in se stessi nel momento presente e di rilassarsi.

 

Come detto fa parte dello yoga anche la meditazione.

Nella meditazione non si cerca di raggiungere uno stato superiore della coscienza o il nirvana. Meditare è imparare a stare con quello che c’è, che sia piacevole, spiacevole o neutro. Si fa esperienza di quello che c’è, disattivando il pilota automatico che vuole la nostra mente focalizzata sul passato o sul futuro, per vivere il presente fisico, emotivo e mentale.

Attraverso la meditazione è possibile sperimentare la defusione, ovvero la non coincidenza (fusione) tra ciò che si sente e pensa e ciò che si è, e che porta a dire “io sono una persona ansiosa”, invece di “io provo ansia”. Nella defusione invece “Io ho/provo delle emozioni, non sono le mie emozioni. Io ho dei pensieri non sono i miei pensieri”.

La meditazione può essere praticata in modo formale (seduti con le gambe incrociate, sdraiati, seduti su di una sedia) e in modo informale, ovvero avendo un atteggiamento mentre si compiono le azioni, qualunque esse siano.

Lo yoga e la meditazione propongono dei principi utili per mantenere un senso di benessere psicofisico, ma non sono una pratica terapeutica e non si sostituiscono ad una psicoterapia; ma può essere affiancato ad un percorso psicoterapeutico per aumentare la consapevolezza e le capacità di concentrarsi sulle sensazioni fisiche; la connessione con il proprio corpo e con i propri stati emotivi.

 

Dr.sse Valentina Congedo e Luigina Pugno