Se vuoi saperne di più sulla situazione ad oggi e sulle problematiche psicologiche legate all’Hpv

  • 27 L’Hpv esiste da sempre?

Si, è conservato addirittura in dei ritrovamenti dei tempi degli egizi.

Lo stiamo ancora studiando: attualmente si sta completando il follow up sulla prima coorte di ragazze vaccinate e si sta capendo se estendere l’Hpv test anche sotto i 25 anni. Alla luce del vaccino introdotto e dei risultati, infine, si valuterà se allungare ulteriormente i tempi di chiamata dello screening (attualmente ogni 5 anni).

  • 28 Perchè le informazioni che si trovano in merito all’HPV sono ancora spesso discordanti?

Perché ci sono questioni sulle quali non abbiamo ancora dati super solidi (modalità di trasmissione, tempi di contagio, ecc.) e perché da quando si è scoperto di più su questo virus, esso è stato associato alla prevenzione del tumore al collo dell’utero generando il panico.

Quando è stato ideato lo screening del pap test, infatti, non si sapeva che il tumore fosse legato ad un’infezione da papilloma virus: se veniva trovata un’alterazione si era sollevati nell’averla scoperta in tempo, un po’ come avviene nella mammografia, senza interrogarsi più di tanto sulla sua origine. La scoperta di questo collegamento HPV-tumore, invece, ha cambiato la percezione dello screening: siccome c’è un’infezione all’origine, che può derivare da un mio comportamento, si attiva un vissuto di colpa oltre che di preoccupazione verso la possibilità di sviluppare un cancro. E’ stato demonizzato il virus come era successo con l’HIV 20 anni fa ma, in questo diverso ambito, la prevenzione è stata creata per prevenire il tumore, non il virus.

  • 29 Come mai si conosce poco l’argomento nella popolazione, soprattutto tra i giovani che, diventando sessualmente attivi, dovrebbero invece essere bene informati?

E’ noto e comprovato da interviste sul territorio, che nel 2008 la campagna di sensibilizzazione dei pediatri sulla vaccinazione anti-HPV era fallita, poiché i primi a non credere nella sua utilità erano loro. Poi si è lavorato molto su questo, anche grazie all’Osservatorio nazionale di screening che ha capito che serviva una diversa comunicazione alle utenti su ciò che il virus comporta e su ciò che emerge dallo screening, limitando i danni della disinformazione.

Da questo lavoro di approfondimento e studio sono nate anche “Le 100 domande sull’Hpv” http://gisci.it/documenti/documenti_gisci/100D_HPV_2018.pdf , uno strumento molto utile al quale rimando chi volesse approfondire ulteriori aspetti.

  • 30 Riscontra anche lei un livello d’ansia molto alto legato al Papilloma e al suo iter?

Sì, assolutamente. Spesso le paure si riducono già molto con delle buone informazioni, ma questo richiede del tempo da prendersi con il paziente per essere il più possibile esaustivi.

E’ vero che Prevenzione Serena, non avendo la possibilità di soffermarsi, spesso forse tende a “minimizzare” un po’ il tutto, ma è anche vero che questo è l’unico modo che ha per cercare di far tornare le pazienti ai controlli.

Andrebbe spiegato ai pazienti che, anche se è stressante sottoporsi allo screening, è l’unico modo che abbiamo per sorvegliare un virus che nel corso degli anni può avere un comportamento bizzarro.

Come abbiamo visto, i risultati che si hanno non sono sempre così lineari ed è anche questo che destabilizza le persone. E’ una situazione molto frustrante anche per noi medici, ma quel che abbiamo a disposizione ad oggi sono queste metodiche e il valore aggiunto dello screening è poter leggere nel tempo l’insieme degli esami. Ciò significa che longitudinalmente si può dare al paziente una prognosi e i test sono il “prezzo da pagare” per avere la fortuna di poter controllare costantemente la situazione.

Lo screening andrebbe quindi visto come un vantaggio che garantisce maggior sicurezza rispetto al non essere monitorati da esperti.

Hpv e sofferenza psicologica

Come si evince dalle domande, la complessità dell’Hpv e del mondo che gli ruota intorno è alta e finisce per toccare le tematiche più varie: dalla sessualità, alla malattia, all’immagine di sé, alla generatività, alla coppia, alla fedeltà.

Lavorando in seduta sulle domande, sulle paure e sulle ansie delle mie pazienti, ho toccato con mano quanto questo virus possa destabilizzare.

Il fatto che sia più probabile contrarre il virus all’aumentare del numero di partners, apre al senso di colpa, al biasimo verso se stessi (“te la sei cercata”) e alla paura di essere additate come donne “facili” se si condivide questa informazione. Queste colpevolizzazioni non sono certamente opportune, ma, rifiutando logiche retrograde, va tenuto presente che più partners si hanno e più aumenta la possibilità di entrare in contatto col virus, pertanto è necessario tutelarsi.

La trasmissione del virus tra partners può accendere sospetti di tradimento o portarne a galla di effettivi (anche se non necessariamente correlati al virus); può portare ad evitare il sesso col partner poiché ci si sente “contaminati” o perché, all’opposto, si ha paura di contrarlo. Tutto questo ovviamente influenza negativamente sia il rapporto di coppia che la sessualità.

Per chi si trova alle prese con lesioni ad alto rischio e conizzazioni, oltre all’ansia verso il tumore, possono insorgere paure rispetto alla futura capacità di aver figli, al parto, alla possibilità di portare cicatrici, di subire un’asportazione dell’utero o di non poter più avere una sessualità normale. Inoltre, dato lo stress del periodo di osservazione e la paura di un nuovo contagio, si può arrivare a decidere di rifiutare il sesso, escludendolo in toto dalla propria vita, pur di non riattraversare un iter vissuto con molta ansia.

Infine, anche la percezione di sé come persona “malata”, seppur infondata, può portare a picchi d’ansia o addirittura a rivedere il proprio stile di vita ristrutturando l’immagine di sé intorno alla “malattia”.

Ovviamente non tutte le donne reagiscono allo stesso modo alla notizia del virus ma rimane il fatto che sperimentare ansia e avere paure, dubbi e mille domande nel proprio cammino con il Papilloma sia più che normale e la speranza è che le parole della Dott.ssa Perono Biacchiardi possano aver fornito qualche risposta.

Tuttavia, quando l’ansia raggiunge i livelli descritti e non si riesce a trovar risposta alle proprie paure, può essere opportuno rivolgersi ad un ginecologo per ottenere informazioni specifiche sul proprio caso e ad uno psicoterapeuta per lavorare sulla riduzione degli stati ansiosi, ripristinare una gestione più efficace dei propri “pensieri catastrofici” e, nel caso si rendesse purtroppo necessario, ottenere supporto nell’affrontare il carcinoma.

Se sentite di aver bisogno di rivedere la vostra gestione emotiva dell’Hpv, potete quindi contattarci presso l’Associazione Eco https://www.ecoassociazione.it/.

Quali scenari per il futuro?

I dati diffusi dal Ministero della Salute sulla vaccinazione contro l’Hpv aggiornati al 2017 ci dicono che la copertura vaccinale è ferma al 49,9% per le femmine e al 15% per i maschi e che il numero di ragazze vaccinate sta progressivamente diminuendo dal 2008 ad oggi!

Questi numeri sono ben al di sotto della soglia ottimale prevista dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (95%). Sarebbero necessari interventi mirati nelle Regioni italiane tenendo presente che la vaccinazione anti-HPV, pur non rientrando tra quelle obbligatorie secondo la Legge, è un Livello Essenziale di Assistenza soprattutto se si considera che ogni anno in Italia vengono registrati 6500 nuovi tumori riconducibili al virus.

Il problema è che una campagna di informazione era già stata fatta nel 2012 quando, dalle ricerche commissionate dal Ministero della Salute per verificare l’andamento del piano vaccinale, si era evidenziato che le famiglie ricevevano poche e discordanti informazioni sull’Hpv e sui vaccini ed avevano paura degli effetti collaterali. Come abbiamo visto, si era compreso che la principale fonte di disinformazione erano i pediatri che consigliavano il vaccino solo nel 30% dei casi. Si rendeva quindi necessario migliorare la formazione sul tema e le capacità comunicative di tutti gli operatori sanitari di riferimento, non solo dei pediatri.

Per le famiglie, la difficoltà nell’approcciarsi al vaccino sembrava risiedere nella presenza dell’elemento sessuale implicato nell’Hpv. Infatti, tra le risposte a quell’indagine del 2012 si faceva spesso riferimento al fatto che la propria figlia fosse troppo giovane per essere sessualmente attiva e, pertanto, una vaccinazione contro l’Hpv non fosse pertinente. Di fatto, solo il 34% delle famiglie considerava le proprie figlie a rischio infezione da Hpv (quando sappiamo che il rischio di contrarlo è del 90% nelle ragazze giovani).

Questo indica quanto le informazioni sulla trasmissione del virus e sulla necessità di un vaccino precoce fossero scarse o non ben trasmesse.

Infine, solo il 37% delle famiglie intervistate sapeva che il virus colpisce anche i ragazzi.

Non ci sono dati più recenti per dire se la conoscenza e l’informazione siano migliorate, sicuramente però continua a non esser facile reperire risposte chiare e corrette sul Papilloma.

Sappiamo, inoltre, che le persone cercano informazioni sul Papilloma soprattutto su internet, quindi forse la rivoluzione dovrebbe passare da lì.

E’ emblematico il caso della Danimarca che, alle prese con gli stessi scetticismi e la riduzione drastica della popolazione vaccinata, nel 2014 ha approfondito le cause scoprendo che gran parte del dibattito sul vaccino Hpv si svolgeva su Facebook. Un anno dopo, le autorità sanitarie hanno lanciato la campagna “Stop HPV, Stop Cervical Cancer” che ha visto la pubblicazione di articoli e soprattutto l’apertura di una pagina Facebook per rispondere alle domande dei genitori e dei ragazzi e condividere storie. In 2 anni la Danimarca ha raddoppiato il numero di ragazze vaccinate.

In Italia, oltre alle “100 domande sull’Hpv” già citate http://gisci.it/documenti/documenti_gisci/100D_HPV_2018.pdf, tra le iniziative virtuose c’è la recente campagna di informazione “Ho una storia da raccontare…” realizzata dalla Fondazione Insieme contro il Cancro, che trovate qui https://www.hounastoriadaraccontare.it/ .

Speriamo che questo nostro articolo possa contribuire a fare un po’ di chiarezza e a indirizzare le persone verso i canali di informazione, prevenzione e sostegno così preziosi e necessari.